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domenica 6 gennaio 2008

Riflessioni sul teatro, tra dolciumi e Cyrano

(da loschermo.it)
PRATO - Al Fabbricone il divertente Pasticceri di Roberto Abbiati e Leonardo Capuano. Tra dolci (veri) preparati in scena e intoppi (falsi) della recitazione, la buffa e agrodolce storia di due fratelli alle prese coi ricordi passati e un amore presente, il tutto condito da citazioni cyranesche e tanta, tanta musica

È una dolce sorpresa, questo Pasticceri, debuttato due stagioni fa in occasione del festival Inequilibrio di Castiglioncello (Li) e che, nei giorni precedenti, è andato in scena presso il Fabbricone di Prato. In un laboratorio di dolciumi, contraddistinto dalle cromature metalliche e da due lunghi tavoli disposti simmetricamente a dividere in due lo spazio del palco, due fratelli, Roberto e Leonardo, s'industriano nella produzione artigianale di dolci manicaretti, al ritmo d'una trionfante Sweet Home Alabama che segna l'incipit dello spettacolo. I due, vestiti di bianco, ancheggiano, ammiccano al pubblico con guitta sicumera: la coreografia li vede cucinare a ritmo, scambiar gli arnesi, danzare sul tavolo, per l'occasione ulteriore e parodico palcoscenico.

Leonardo (Capuano) è, solo in apparenza, forte, dominante: parla "sciolto", gli rinfaccia invidioso il balbuziente Roberto. A tratti guappo, il primo fa pesare al fratello la maggior esperienza professionale. In realtà è fragile, perennemente al limite d'una crisi di nervi, sensibile com'è all'affetto e, ancor più, alle ambasce amorose nei confronti d'una cliente irresistibile di fronte alla quale non combina che disastri. Dal canto suo, Roberto è succubo e baffuto, vittima della prepotenza fraterna, ma assai più comico e furbo: inchecca, rasenta l'afasia, celando una debolezza in tutto complementare all'esteriore baldanza dell'altro. Basta infatti uno sguardo, una parola sola, per capovolgere l'equilibrio a rovesciare i rapporti di forza, riducendo Leonardo in lacrime a implorare l'affetto altrui. Coppia comica dal sorprendente dinamismo, dunque, poco incline al tormentone o ad altri mezzucci che, in ambito ridicolo, sono moneta corrente della scena contemporanea. Con la faccia un po' Frank Zappa (di cui s'intravede un "santino" appeso tra i suppellettili e gli arnesi da cucina) e un po' Jean Rochefort (ma, senz'offesa, ci ricorda un po' anche il "baffo" dei Ricchi e Poveri, al secolo Franco Gatti), Abbiati avrebbe buon gioco a indugiare sull'inciampo, fisico e psicologico: al contrario, dosa con pudore maschera e personaggio, senza insistere o cercare la risata gratuita.

Alle spalle dei due, un orologio fermo alle quattro antimeridiane, l'ora più intensa per i produttori di dolciumi. In realtà, gli a parte ai margini della scena (luce chiara dall'alto a isolare gli attori) ci informano che quella è l'ora della morte del padre, evento luttuoso rievocato a fatica dai loro scontri verbali. L'atmosfera comica si vena di inquietudine, i due personaggi, quasi maschere, quasi clown, acquisiscono uno spessore che non è psicologico in senso stretto, ma teatrale. Nel susseguirsi di torte realmente prodotte in scena (l'olfatto è senso non poco stimolato da questo spettacolo) e di canzoni buone per ulteriori balletti Mel Brooks style, il gioco si complica, spirale che s'insinua nel profondo del meccanismo rappresentativo: la storia amorosa prevede infatti le proiezioni di dialoghi tra Leonardo e la "sua" Rossana, col nasuto Roberto a fungere da Cyrano. Le parole sono quelle di Edmond Rostand, la situazione non dissimile, dal momento che ben presto si capisce che pure il cuore di quest'altro è prigioniero della fascinosa (e vanamente attesa) cliente. Ma non è forse il capolavoro romantico a costituire l'ossatura profonda dello spettacolo, quanto la vena absurdista: due personaggi, contraddittori, clowneschi, in attesa di qualcosa che non arriverà e che nel frattempo, parlano, si confrontano, si assalgono, si abbracciano. Se, nel mezzo, non vi fossero in sequenza cioccolata fusa, pasta sfoglia, pan di Spagna, meringhe, torta russa, biscotto alle mandorle e torta bavarese, sarebbe arduo non pensare a una versione, giocosa ma con rispetto, di En attendent Godot.

Il momento migliore, a nostro avviso, coincide con i momenti in cui lo spettacolo smette d'apparir tale: i due attori, in almeno tre diverse circostanze, sfondano la quarta parete, fingendo la rottura del gioco teatrale. "E ora, come faccio a continuare?", chiede Capuano alla mancata accensione del riflettore dalla luce color arancio che illumina le scene "di" Cyrano... E il pubblico vacilla, non sa se cedere alla provocazione e credere all'interruzione del teatro o considerare tutto come già ordito, preordinato, previsto dagli autori-attori. Eppure, nell'indugio a seguito di un racconto incentrato su una specie animale che nulla ha che vedere con lo spettacolo, nella domanda che Roberto rivolge all'altro: "Li dovremo mandare a casa, prima o poi?", alludendo quindi al pubblico in sala, nel chiedersi "E ora che facciamo?", il gioco regge, regge eccome. E non è soltanto, scherzaccio da avanspettacolo, o reinterpretazione buffonesca d'istanze brechtiane (lo straniamento e il cabaret come messa in discussione dell'impianto teatrale tout court), ma sputo in faccia alla "rappresentazione", ché non si può "rappresentare "un bel niente, ché "rappresentare" serve a ben poco. In questi scarti, che terminano con il finale dello spettacolo, tavola imbandita e candele spente da Capuano che annuncia la fine, sta la felice sorpresa di un allestimento dolce, e nella forma e nel contenuto: in grado di parlare d'amore senza smanceria, e di riflettere sul teatro senza prosopopea. Del resto, si sa, solo i comici, quelli veri, possono essere credibili parlando di cose serie.

La recita termina, con l'offerta, dopo il copioso battimani d'un pubblico divertito e convinto, dei gustosi dolciumi alla degustazione, dapprima timida, degli spettatori. Non male, davvero.

Visto a Prato, Teatro Fabbricone, il 5 gennaio 2008.

Spettacolo
Pasticceri
Io e mio fratello Roberto
di e con Roberto Abbiati e Leonardo Capuano
Assistente alla regia: Elena Tedde
Tecnici: Corrado Mura, Alessandro Calabrese e Luca Salata
Produzione: Benvenuti srl - Armunia

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