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da teatro.org

a fondo pagina la maschera di ricerca per gli spettacoli

domenica 19 ottobre 2008

Ben tornato, signor Rossi

(da teatro.org)
Solo. Sulla strada ancora, riecheggiando la celebre canzone di Willie Nelson, la cui chitarra in sottofondo ne accompagna l’ingresso o, meglio, il ritorno in scena. Paolo Rossi, cinquantacinque anni, più della metà vissuti da rocker teatrale, nomade comico, in grado di coniugare i classici della scena con jazz, cabaret, intrattenimento circense e dimensione pop. Si ripresenta al “suo” pubblico dopo l’esperienza fallimentare di Ubu Re d’Italia: lo spettacolo, in programma la passata stagione, non è mai andato in scena a causa dei problemi di salute del Lenny Bruce dei Navigli e la tournée prevista è stata annullata.

È quindi dalle tavole del raccolto Teatro degli Animosi di Carrara che Paolo Rossi torna alla scena, in completa solitudine, come mai in precedenza. Certo, la vocazione di Paolino è sempre stata solistica, con quegli occhi, quella presenza da Puk fuori posto, ennesima e reale incarnazione di fool contemporaneo, suburbano e maudit, Peter Pan alcolizzato, perennemente in bilico tra Enzo Jannacci e Charlie Parker, Dario Fo e Jimi Hendrix, Molière e Vladimir Vysotskij.
La sua carriera è infatti caratterizzata dall’irregolarità individualistica del “rifinitore”, si perdoni la metafora calcistica, e il bisogno di coralità, di accompagnamento, nella ricerca della natura intimamente carnevalesca del teatro, classico o contemporaneo che sia. Dopo vent’anni trascorsi con musicisti a coprirgli le spalle, a seguirlo nelle elucubrazioni surreali dei suoi monologhi (nel 1993 il suo partner di scena era un Vinicio Capossela già al secondo disco…), dopo allestimenti in cui trovavano posto comici e attori dal futuro assicurato (nel Circo di Paolo Rossi, stagione 1994/95, recitavano talenti del calibro di Aldo Giovanni e Giacomo, Antonio Albanese, Antonio Cornacchione, Maurizio Milani, Bebo Storti, Lucia Vasini e altri), Paolo Rossi riscopre l’assoluta semplicità della solitudine teatrale. A rafforzare l’effetto, l’assenza completa di scenografia, di quinte, di canoniche delimitazioni formali. Solo Rossi.

A dire il vero, la convenzione c’è eccome: l’attore compare, infatti, con in completo scuro, il volto sbafato di trucco (evidente citazione del Joker del compianto Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro, ennesimo capitolo cinematografico dedicato di recente a Batman), ma la maschera di biacca e rosso colato è in realtà funzionale al dettato dello spettacolo. Si tratta, del resto, d’una confessione: ridendo e scherzando, Rossi racconta, ovviamente servendosi di metafore, brani surreali, canzoni triestine e citazioni da Shakespeare a Cechov sino a Prévert, il fallimento di Ubu, la crisi d’identità al cospetto di Alfred Jarry (altro grande maledetto della storia del teatro), il ricovero in clinica di recupero da problemi con l’alcol. Per non dimenticare un riferimento non evidente, alquanto probabile per chi scrive, con il Gaber primi anni Settanta, che ripeteva come “l’unica salvezza” fosse “la strada”, perché “il giudizio universale / non passa per le case / le case dove noi ci nascondiamo / bisogna ritornare nella strada / nella strada per conoscere chi siamo”.

La trama metaforica dei “numeri” maschera ed espone la sostanza del racconto scenico dell’attore, in un monologismo comico ai limiti d’una personale “terapia”. Non c’è patetismo, né autocommiserazione, tutt’altro: la lente della satira permette a Rossi di scavare nel dolore, di tramutare il piombo inerte delle proprie esperienze, vere o presunte non conta, nell’oro della comicità. E non è forse un caso che tra gli autori dei testi compaia, assieme a Carolina de La Calle Casanova, Riccardo Pifferi e al regista Renato Sarti, anche Stefano Benni, penna illustre nostrana, anch’egli, come Rossi, autore borderline, tra comico e surreale.

Lo spettacolo è interessante, a tratti molto divertente, ma anche brusco, da affinare e “far girare”. La prima assoluta di un allestimento non è mai la migliore occasione per effettuare valutazioni, si avvertono gli scricchiolii d’un ingranaggio da oliare, pur nella consapevolezza che “questo” Rossi ha acquisito una natura diversa dalle precedenti, più spigolosa e meno ruffiana.
Non è certo un problema, questo, rispetto alla scoperta d’un artista nuovamente arrabbiato, forte e, soprattutto, “doloroso”, quasi come ai tempi del primo Kowalski. È con piacere, e speranza, che affermiamo quindi: ben tornato, signor Rossi, ben tornato sulla strada ancora.
(Visto a Carrara, Teatro degli Animosi, venerdì 17 ottobre 2008)

Spettacolo
Sulla strada ancora
di Carolina de la Calle Casanova, Paolo Rossi, Stefano Benni, Riccardo Pifferi, Renato Sarti
con Paolo Rossi
regia: Renato Sarti
Produzione: Agidi

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