FIRENZE - Al Teatro di Rifredi Lucia Poli è la smagliante protagonista in Il diario di Eva, delizioso pastiche all’insegna dell’umorismo filosofico tra scienza e religione. Angelo Savelli firma questo viaggio paradossale che lega con divertita eleganza le teorie di Charles Darwin e la satira di Mark Twain, in un dibattito tra evoluzionisti e creazionisti tuttora (incredibilmente) in corso
In tempo d’oscurantismi prossimi venturi, in cui tutto si confonde senza requie, in cui chi si dichiara per la vita appoggia guerre e movimenti basati sull’eterna svalutazione della donna, è rinfrancante trovarsi a teatro e ammirare la sorridente lucidità di Lucia Poli in un gustoso pout pourri di matrice filosofica. Il diario di Eva è gioco scenico costruito principalmente sulla direttrice Charles Darwin – Mark Twain: da un lato, il biologo inglese a fronteggiare i gretti oppositori della teoria evoluzionistica, dall’altro l’autore di Tom Sawyer che nel 1906 dà alle stampe un piccolo capolavoro di biblica comicità, giacché, nell’infuriare della polemica tuttora inesaurita contro la scienza, s’immagina un ipotetico diario intimo vergato dalla "prima donna" della storia.
In una bucolica scenografia naïf, dominata dal verde di un giardino all’inglese e dal chiarore del cielo, Lucia Poli compare prima nei panni di Emma Darwin: il marito è attaccato da prelati e bigotti che vedono nella sua teoria un pericolosissimo attacco alle certezze della religione. Da un lato stretta nella fedeltà coniugale, dall’altro perplessa di fronte a idee che non comprende del tutto, la donna dà vita a divertenti faccia a faccia, prima con un pastore anglicano, cui ribatte punto per punto le incongruenze di certe superstizioni, poi direttamente col burbero consorte, interpretato da Stefano Gragnani. Fiero avversario d’ogni creduloneria, questi si lancia in un monologo sulla violenza insita nella Natura, contestando il cliché che la vorrebbe quale "pacifica madre": il brano è carico di suggestioni, ben oltre la cinica dimensione scientifica, sfiora corde leopardiane prossime, pur prive dei tratti inebriati, a quel Marquis De Sade ispiratore segreto del Romanticismo quando scrive: "Natura matrigna, più ti si odia più ti si vorrebbe imitare".
Emma propone provocatoriamente d’erigere un monumento a Eva, fiduciosa com’è che, grazie alle teorie evoluzionistiche, ben presto si perderà la memoria della protagonista biblica. Questo lo stratagemma narrativo che, cambio a vista di scenografia con tanto di melo campeggiante in mezzo del palco, muta il british garden in giocoso e fanciullesco Eden: Lucia Poli, di rosa vestita, s’aggira quale novella creatura tratta dalla costola adamitica, alla scoperta del mondo. Inutile dire che la penna di Twain s’intinge volentieri in ogni paradosso possibile, immaginando un’Eva assai più sveglia e intraprendente del pigro e indolente Adamo (l’atletico Simone Faucci) che, peraltro, avrebbe fatto a meno di tale invadente compagnia. Ospite obbligato anche il linguacciuto Satana in verde di Gragnani, architetto principale della disobbedienza della prima coppia umana.
Per l’ottima Lucia, sempre puntuale, voce splendida, padronanza assoluta della scena, nei movimenti talvolta grotteschi e nel giocar di fioretto dialettico quale Emma Darwin, si tratta dell’ennesima incursione nell’adorato pelago della letteratura anglosassone, attrazione costante di tutta una carriera (ricordiamo Dorothy Parker, Karen Blixen, Patricia Highsmith, Oscar Wilde, ma la lista potrebbe essere ben più nutrita).
Lo spettacolo si snoda sull’onda di un misurato humour, con rapide impennate di trascinante comicità: si gioca sulle assurdità, mettendo alla berlina la credulità, l’incongruenza d’ogni mito religioso. Non distanti da certe incursioni bibliche (quanto erano belli i pezzi d’un Benigni ormai rimpianto…), riletture evangeliche (si pensi a Covatta), da sempre alimento primario della comicità occidentale. Si ride di testa, si pensa, senza la stringente banalizzazione dell’attualità, benché sia impossibile non pensare, di fronte alle puntute osservazioni di Twain, a quanto le cose siano ben poco cambiate e come, in termini di ipocrisia e superstizione, l’uomo sia forse sempre uguale a sé stesso. Manca forse un "morso", un sentimento del contrario, che spesso Lucia, in special modo nelle collaborazioni con Chiti, riesce a infliggere. L’allestimento risulta lieve, a voler proprio trovare un difetto, ma ci si alza dalla poltrona sollevati: in fondo, nella metastasi sociale e culturale che ammorba l’Italia, qualcuno riesce a non farci sentire del tutto soli.
Si replica sino a domenica 17 febbraio (ore 21.00 feriali, 16.30 festivi).
Visto il 14 febbraio 2008, a Firenze, Teatro di Rifredi
SpettacoloIl Diario di Eva o come Darwin ci cacciò dall'Eden
testo e regia Angelo Savelli
liberamente ispirato agli scritti di Mark Twain e Charles Darwin
con Lucia Poli, Stefano Gragnani, Simone Faucci
musiche: Jean Pierre Neelscene
costumi: Mirco Rocchiluci e Alfredo Piras
assistente alla regia: Giacomo Giuntini
produzione: Pupi e Fresedde - Teatro di Rifredi foto di Alessandro Botticelli, courtesy Pupi e Fresedde - Teatro di Rifredi
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