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venerdì 25 aprile 2008

Il dito nella piaga di Marco Baliani

(da loschermo.it)
PRATO - Debutto nazionale per La pelle, allestimento curato da Marco Baliani e ispirato al capolavoro di Curzio Malaparte. Spettacolo visionario e lancinante nell'illustrare il decadimento di un'umanità allo sbando, derelitta e sconfitta

Un delirio di corpi, forme nude, carni plastiche e luminose che accolgono il guardo incredulo d'un pubblico basito. La nudità come ennesima veste, fasciatura ultima nell'ossessiva indagine di Curzio Malaparte, una tra le migliori penne del Novecento italiano.
Napoli, ultimi giorni della guerra, gli Alleati in città: la miseria umana deborda, diffusa senza vergogna, estranea alla vergogna, estranea a ogni buon senso, figuriamoci alla morale. Roba da ricchi, la morale, da chi, stando bene, può arrogarsi il lusso pure di benpensare. Non a Napoli, non nell'allucinatorio intrico di vasci, stesso teatro di una città milionaria nel disincantato racconto di Eduardo De Filippo.

Malaparte, toscano meticcio, splendido rappresentante di un pensiero contrario, nel suo esser Bastian in controtendenza, narra quella Napoli, quel furore violento di carne, metastasi morale d'una plebe sconfitta in una guerra incompresa e incomprensibile. L'impatto coi liberatori è una deflagrazione d'istinti, barbarie e liquami, nella prostituzione, nel mercato cruento di una nuova e inedita schiavitù. Un sottoproletariato ben già corrotto nella totale assenza di freno, nell'incontrollabile discesa agli inferi della disperazione.

Marco Baliani coglie l'intima essenza di questa pelle malapartiana, la sua effimera saldezza a contenere capillari, vene, carne e sangue. La pelle è forma senza sostanza, sottile straccio di roseo rivestimento, paradossale e spaventoso. Comprensibile, quindi, che l'intera compagnia appaia totalmente nuda, al principio dello spettacolo, nella ricerca affrettata degli indumenti.
Sono scene di vita, quadri strappati di un'umanità slabbrata dalla sofferenza, che nel delirio postbellico escogita espedienti per tirare a campare. Come la penna malapartiana registra, con freddezza, l'abisso esistenziale di una Napoli trasfigurata, così il corpo e la voce di Baliani attraversano il carname infernale commentandone gli eventi, spesso ribaltando gli inerti assunti d'una morale ordinaria e scontata.

Gli attori sono bravi, ben piegati al mélange di storie, di situazioni estreme, nell'illustrazione di uno sfascio totale, senza requie né speranza. La recitazione è rapida, strappata, i lacerti del dettato romanzesco sfociano in scene lancinanti, cui non difetta un impatto visivo di grande effetto.
Se ha un pregio, questo La pelle di Baliani è proprio nella levigatura dionisiaca delle immagini proposte, la loro visionaria violenza che mai rinuncia a una bellezza dolorosa. I quadri, vere e proprie stazioni d'un dramma frammentato e al contempo unitario, sono memori dello sguardo allucinato di Francis Bacon e sfruttano l'ottima coordinazione di scene, costumi (curati dall'attrice Marion D'Amburgo) con una puntuale illuminazione (di Roberto Innocenti). Ed è notevole come un progetto quale La pelle coinvolga due teatri importanti e fondamentali come il Fabbricone di Prato (ormai parte del Metastasio - Stabile della Toscana ) e il napoletano Mercadante: Prato e Napoli, poli vitali e romanzeschi dello scrittore d'origine austriaca, quel toscano che, proprio in quanto meticcio, ha saputo essere il più toscano di tutti.

Allestimento di certo importante, che farà discutere nella sua disperata dimensione esistenziale e nel forte impatto visivo, La pelle sconta qualche lungaggine di troppo, risultando in alcuni tratti faticato, pesante, dal non fluido scorrere di scene.
L'impressione lasciata, nel decantare del ricordo, processo fondamentale per l'elaborazione di un giudizio critico sensato, è di incerta stanchezza, non necessariamente implicita alla difficoltà del tema affrontato e questo, detto con la dovuta cautela, dispiace, dato che lo spettacolo ha senza dubbio ottimi presupposti, e nella scelta del testo e nella filosofia di fondo.
Lo consigliamo comunque, dato che, tutto sommato, si tratta di una messinscena che non bara, che non cerca scorciatoie e, sia chiaro, non è certo poco.

Visto a Prato, Teatro Fabbricone, il 24 aprile 2008.

Spettacolo
La pelle
di Curzio Malaparte
adattamento e regia Marco Baliani
con Marco Baliani, Elisa Cuppini, Marion D’Amburgo,Alessandra Fazzino, Maria Maglietta, Simone Martini,Guido Primicile Carafa, Michele Riondino,Giuseppe Sangiorgi, Caterina Simonelli
scene e costumi: Marion D’Amburgo
luci: Roberto Innocenti
musica: Mirto Baliani
regista assistente: Barbara Roganti
assistente alle scene: Lorenzo Martinelli
costumista assistente: Marco Baratti
produzione: Teatro Metastasio Stabile della Toscana Mercadante Teatro Stabile di Napoli

Il libro: Curzio Malaparte, La pelle, Milano, Mondadori, 2001 (prima edizione 1949)

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