(da loschermo.it)
PRATO - Al Metastasio in occasione del Prato Festival 2007, l’affabulatore emiliano ha presentato il suo ultimo spettacolo, Nel , debuttato a Bologna dieci giorni fa. Performance in cui la parola avvolge la realtà, trasfigurandola in un fitto gioco di rimandi e slittamenti di senso
È praticamente impossibile dar conto della girandola verbale che Alessandro Bergonzoni applica nei propri spettacoli. Al venticinquesimo anno di carriera questo attore, indistintamente comico, intellettuale, raffinato, amante dei motori e delizia dei linguisti, dimostra di aver sviluppato strumenti tanto perfetti che è proprio la (semi)improvvisazione finale (in teatro, checché si dica, l’improvvisazione o non esiste, in quanto arte combinatoria improvvisa, o è gioco al massacro per sprovveduti) a fornire una vera misura di cosa sia capace.
Il Metastasio pratese, teatro accogliente e da anni fautore di stagioni all’insegna della qualità, attende in modo caloroso il performer alle prese con una delle prime repliche del nuovo allestimento intitolato Nel. Diretto a “quattro mani” dallo stesso attautore con Riccardo Ridolfi, Nel rappresenta l’ennesima immersione totale di Bergonzoni nel pelago viscoso del linguaggio, dei suoi scarti logici, delle sue manques.
Come sempre, l’attore compare in scena da solo: attorno a lui, alcuni suppellettili coperti da panni bianchi; sul pavimento, delle tavole più chiare del legno circostante. Anticipato dalla propria voce fuoricampo che espone una paradossale “dedica” dello spettacolo in perfetto Bergonzoni style, l’attore di bianco vestito si fa strada venendo incontro al primo applauso. Inizia a parlare, a intrecciare proposizioni, frasi, periodi, scivolando da uno spunto all’altro, come fosse un provetto impagliatore alle prese con la costruzione di sedie. Paradossale e magico nel capovolgere il senso, piegando il calembour spingendolo alle sue estreme conseguenze, Bergonzoni dapprima tramortisce il pubblico alla stregua di un pugile aggressivo che nella prima ripresa assesta ganci vincenti in gran copia. L’atmosfera si scalda, e con essa la platea: il ritmo dell’affabulazione è vorticoso, ma si ha la sensazione che il pubblico abbia appreso, col passare dei minuti, il ritmo della danza verbale e che sia in grado di tener dietro al gioco dell’attore.
Bergonzoni è un comico sui generis: potrebbe, e può, far ridere a crepapelle (e il bis finale lo dimostra ampiamente), ma preferisce incalzare gli spettatori, costringerli a seguirlo e a gustare i Witz (motti di spirito) sfornati a ritmi industriali. Difficilmente lascia il tempo di scaricare la tensione in una risata liberatoria: in questo nuovo Nel il riso bergonzioniano si specchia in una dimensione forse platonica, a tratti compiaciuta, di svelamento progressivo delle potenzialità, e delle falle, di cui è intriso il linguaggio. Non v’è una trama ordita, o almeno questo è ciò che appare nel vortice dell’eloquio con cui l’attore ammalia i presenti, ma un Gioco, nel senso alto del termine, che trascina chi vi partecipa in una dimensione alternativa alla realtà “quotidiana”, un piano distinto in cui i significati danzano intorno e all’interno dei significanti. Particolarmente pregevole il passaggio in cui Bergonzoni afferma che “lo scrittore è scritturato, non scrive”, utilizzando un’immagine potente del rapporto che intercorre tra enunciato e sistema linguistico, concetto che già Carmelo Bene (e attualmente Daniele Luttazzi) aveva ben presente nel proprio lavoro: nessuno dice un bel niente, l’idea di dire, o fare, è una panzana bella e buona, là dove è un sistema retorico, linguistico che ci attraversa e ci dice. Da lì, semplifichiamo consciamente il (non) discorso beniano, le mirabili performance in cui il genio salentino irretiva i malcapitati interlocutori affermando di non essere…
Paradossalmente, proprio nella parte che ci è sembrata più alta, più raffinata, più innovativa del suo discorso, Bergonzoni ha forse evidenziato i limiti di questo sua pur pregevole prova scenica: limiti che risiedono, da un lato, in una certa ripetitività, e nella performance singola e nella serie dei suoi allestimenti, dall’altro, in una mancanza di coraggio nel trarre le conseguenze estreme circa le insidie ultime del linguaggio, rompendone definitivamente i meccanismi, sabotandone i gangli. Invece di forzare la mano e di provare (magari fallendo) qualcosa di nuovo, diverso, di rottura, Bergonzoni si mantiene sulla linea, intelligente e mai banale, di un sorriso giocoso, sorta di Alice che esita a seguire il Bianconiglio (e Carroll, ci pare, è un’altra delle fonti più o meno evidenti dell’artista): il pubblico apprezza, ma si resta con l’impressione che qualcosa difetti in questa scintillante prova di affabulazione.
Da vedere: tornerà in Toscana, al Puccini di Firenze , il 15 e 16 febbraio 2008.
Spettacolo
Nel
scritto e interpretato da Alessandro Bergonzoni
regia: Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi
scene: Alessandro Bergonzoni
ufficio stampa: Licia Morandi
assistenza e impianti tecnici: Tema Service
organizzazione distribuzione: Progetti Dadaumpa
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