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mercoledì 13 febbraio 2008

L’ossessivo ‘Compleanno’ di Pinter

(da loschermo.it)
ROSIGNANO SOLVAY (LI) – Visto al Teatro Solvay di Rosignano, nella bella stagione invernale organizzata da Armunia Teatro, Fausto Paravidino, in veste di attore e regista, si confronta con Il Compleanno, uno dei testi più celebri di Harold Pinter, suo autore guida e punto di riferimento. Atmosfere tese, situazioni misteriose e personaggi opachi per una storia ossessiva, absurdista e kafkiana

È una violenza sottile a permeare Il compleanno, seconda pièce di Harold Pinter, stroncata al debutto (1957) per poi divenire uno dei suoi testi campione. Paravidino, attore, autore, regista in teatro e cinema, esponente d’una nuova drammaturgia europea (testi tradotti e rappresentati in oltre quindici lingue), cui per amicizia e stima risparmiamo l’epiteto di giovane, si confronta di nuovo con il Nobel inglese, sua guida, ispirazione e "refurtiva" in dichiarati (e leciti) ladrocini artistici.

Un terribile interno piccoloborghese marrone pastello, tre porte e finestra a filtrare luci e rumori esterni: vi si svolge o, meglio, s'avvolge la storia di Stanley (Giuseppe Battiston), pianista fallito dal passato ignoto, ospite d’una misera pensione. Esigui riferimenti reali (nomi anglofoni, canzonetta anni Novanta alla radio), è la stanza a farsi gabbia cristallizzata di presenze in perenne conflitto: la svaporata Meg (Ariella Reggio), dedita al marito Petey (Beppe Chierici) e all’ospite, unico avventore dell’ostello. La colazione iniziale, rito quotidiano, ben offre il destro ai dialoghi pinteriani, un ciarlar che, fatuo in apparenza, cela tensioni, contraddizioni, crisi indicibili. Personaggi opachi, mai limpidi, innescano comunicazioni frante e ossessive. Turbano il precario equilibrio quasi familiare due inattesi clienti: il guappo e scafato Goldberg (Fausto Paravidino) e McCann (Paolo Zuccari), enigmatico irlandese al suo servizio. L’arrivo non è casuale, legato a Stan, che cerca d’eludere la coppia, senza rendere palesi i motivi della propria reazione. Lo spettatore, tipico in Pinter, è inferiore ai personaggi, non ne carpisce le motivazioni reali e osserva inerme i viscosi effetti delle situazioni. Conseguenti i dialoghi sospesi, col Teatro dell’Assurdo quale primario nutrimento, coagulato in dimensioni forse meno metafisiche rispetto alle declinazioni originarie.

La festa di compleanno allestita da Meg per Stan è al vertice della spirale d’informazioni mancanti: l’uomo vuole evitarla, salvarsi, non si capisce da cosa, ma s’intuisce da chi. Il party inizia. Petey assente, Meg sfiorita belle of the ball, umoristica in senso pirandelliano, Stan paralizzato al centro. Segue inerme il raddoppio di azioni sceniche: l’infida seduzione della giovane Lulu (Valentina Cenni) da parte di Goldberg, la miserabile ubriachezza di Meg in compagnia d’un garrulo McCann. Buio: Stan tenta di strangolare Meg, poi di violentare Lulu, rasoiata a lacerare l’intero spettacolo.

Si riprende con una mesta parodia dell’inizio. Alla logora serenità dell’incipit succede un senso di gramo abbandono. Del party sono evidenti i resti oggettuali, quelli psicologici sembrano rimossi: Meg non ricorda l’aggressione, Lulu rinfaccia a Goldberg l’adescamento, ma non sembra rammentare lo stupro tentato. I due sgherri trascinano un muto e immoto Stan, ripulito e pronto per la partenza. Il protagonista viene condotto via, ignote le reali motivazioni. Di certo egli sembra lobotomizzato, incapace di intendere la raccomandazione di Petey, chiave sia dello spettacolo sia di gran parte dell’opera di Pinter: "non farti mai dire ciò che devi fare".
Lo scacco, esistenziale, politico, emotivo è assoluto, desolato, di suggestione kafkiana.

Un testo difficile: ogni dialogo è un rovesciamento di forze tra personaggi, ogni parola, apparentemente vacua, si rivela pesante, viscosa. La violenza è implicita d’ogni rapporto. Paravidino regista lascia campo agli attori, abili nel districarsi dalle insidie di una partitura tesa, fitta di tranelli e difficoltà, ma ricca di stimoli interpretativi. Spettacolo non banale, di cui s’apprezza il coraggio e la pulizia nelle scelte d'allestimento. Non si capisce, ma questa è tendenza generale, perché s’imponga una bipartizione di tempi rispetto a testi suddivisi in tre parti, minando un ritmo naturale e implicito nella scrittura. Al di là di ciò, Il compleanno è ancora destinato a crescere, nell'intensa interpretazione del corpulento Battiston, nella recitazione scientemente sopra le righe di Paravidino, nei tempi puntuali dell’ottima Reggio. Da vedere e giudicare con calma, riflettendo il giorno seguente. Il che, sia chiaro, è solo un gran bene.

Visto a Rosignano Solvay, Teatro E. Solvay, il 12 febbraio 2008.

Spettacolo
Il Compleanno
di Harold Pinter
traduzione di Fausto Paravidino e Alessandra Serra
regia: Fausto Paravidino
con Beppe Chierici (Petey), Ariella Reggio (Meg), Giuseppe Battiston (Stanley), Valentina Cenni (Lulu), Fausto Paravidino (Goldberg), Paolo Zuccari (McCann)
scene e disegno luci: Laura Benzi
costumi: Sandra Cardini
aiuto regista: Flaminia Caroli
assistente alla regia: Daniele Muratore
assistente ai costumi: Francesca Di Giuliano
direttore di scena - capo macchinista: Giovanni Coppola
capo elettricista: Michele Forni - Erika Cicali
sarta: Sara Costarelli
produzione: Teatro Stabile di Firenze con Roberto Toni
foto di scena: Mario D’Angelo
si ringraziano per la collaborazione il Teatro Guglielmi di Massa e la Fondazione Toscana Spettacolo

Foto di Mario D'Angelo, courtesy Teatro Stabile di Firenze

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