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giovedì 18 febbraio 2010

La zia di Panych non vuole morire

(da Giudizio Universale, versione web)
Debutto italiano per Auntie and me, commedia nera dell'autore canadese
di Igor Vazzaz

Paradossale e nera, umorosa, a tratti cinica, ma non troppo cattiva, Auntie and Me, commedia di Morris Panych al debutto assoluto in Italia. Il drammaturgo canadese, vivente, è tra i più interessanti autori contemporanei di lingua inglese e alla scrittura sposa con successo la pratica d’attore, non solo teatrale.

La pièce in questione è il frutto della rielaborazione d’una commedia del 1995, Vigil, adattata sette anni dopo in occasione del Festival di Edimburgo: protagonisti due "soli", Kemp, uomo deluso, oltre la soglia della maturità, e Grace, la di lui vecchia zia in fin di vita. Alla notizia dell’imminente decesso, lui abbandona tutte le proprie occupazioni per recarsi a casa della parente, nella speranza d’assisterla in occasione del trapasso e usufruire di un’eredità affettiva oltre che materiale. Il piano naufraga miseramente: la donna, per quanto silente e costretta a letto, non mostra la minima intenzione di defungere, portando ben presto all’esasperazione il malcapitato nipote. Si apre un falso dialogo (in realtà è solo Kemp che parla) a investire morte, affetti, delusioni, in cui l’uomo finisce per rammentare le fasi cruciali (mai termine fu più adatto all’uopo) della propria vita. Il tempo passa, inesorabile, e lui inizia a delirare: dai tentativi di convincere la donna a decidersi di morire, passa a ideare veri e propri marchingegni per ucciderla, senza risultato, anzi, subendone le comiche conseguenze, alla stregua d’un novello e umano Willy il Coyote. Non mancano i colpi di scena, che evitiamo di anticipare. Basti dire che la storia, alla fin fine, mette di fronte due individui abbandonati, i loro inciampi emotivi, le loro idiosincrasie, la loro inconfessata fame d’affetto nel cumulo di macerie che è un’esistenza del tutto ordinaria.

Per questa prima italiana, il regista (e scenografo) Fortunato Cerlino crea uno spazio dai tratti metafisici, una vasta camera sospesa nel nero nulla dell’ampio boccascena del bellissimo Teatro Dante di Campi Bisenzio. Un letto sulla destra, un armadio di sfondo, una sola uscita per la stanza che ospita i due attori, Alessandro Benvenuti e Barbara Valmorin. Lui, meno toscano del consueto, è un Kemp caparbio, incattivito, infantile: la rabbia per una vita deludente mai risarcita s’alimenta dell’estenuante attesa di una morte che assume i tratti d’assenza godottiana. Lei è ieratica, sfinge impassibile a celar, come per ogni sfinge che si rispetti, un segreto, la cui rivelazione colorerà di toni farseschi la convivenza coatta e improbabile dei due caratteri.

La commedia procede per lampi drammaturgici, scene chiuse intervallate dal buio, stazioni di un dramma dai toni assurdi: Grace e Kemp ricordano i Vladimir ed Estragon di Beckett, ma anche certi personaggi di Cechov, clown teatrali, nullità perdenti a covare un’infinita rabbia interiore. E sono bravissimi i due interpreti a scavarne le sfumature: Benvenuti, corporeo più che mai, compie gesti rapidi, estenuati e ricchi di comica enfasi, cui fa da contraltare perfetto la crudele placidità della Valmorin, in una contrapposizione irresistibile.
La scrittura di Panych procede a scatti, quasi giocando a sconfessar sé stessa: a momenti di rara intensità si alternano trovate facili, frutto non d’ingenuità drammaturgica, bensì di sapiente gioco d’autore, in grado di giostrare la gamma di toni e sfumature della scrittura. Si ride, e parecchio, ma al contempo si prova tenerezza e simpatia per questi due poveretti, buffi, goffi, specie nell’evidenza delle rispettive meschinità a miserie, costretti da un destino beffardo a condividere la stessa stanza. In fondo, ci somigliano più di quanto si riesca a immaginare.
(23 Dicembre 2009)

Visto a Campi Bisenzio, Teatro Dante, il 19 dicembre 2009

Spettacolo, Auntie And Me, di Morris Panych, con Alessandro Benvenuti e Barbara Valmorin

Giudizio:


Scheda
Il resto della locandina:
Valentina Rapetti, traduzione; Peppe Bruno, musiche; Oriana D’Urso, costumi; Gianluca Cappelletti, luci; prodotto da LungTa film srl, Teatro Dante, Comune di Campi Bisenzio, Benvenuti srl con Rioaltosantambrogio
Prossimamente: 7-17/1, Napoli, Mercadante; 19-20/1, Lecce; 21/1, Putignano (Ba); 22/1, Mesagne (Br); 23/1, Locorotondo (Ba); 28/1, Rosignano Solvay (Li); 29/1, Occhiobello (Ro); 30/1, Barga (Lu); 5/3, Pontedera (Pi)
Morris Panych: classe ’52, nato a Calgary, ha lavorato come autore e attore in Canada, Gran Bretagna e Usa; ha scritto musical e programmi tv, collaborando con l’attore e musicista Ken MacDonald, con cui si è sposato nel 2004
Curiosità: come interprete, ricordiamo Panych in alcune puntate di un cult televisivo quale X-Files

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