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domenica 1 aprile 2007

Riso integrale

Sesso, politica, deiezioni, Dio: tutto finisce sotto la sferza di Daniele Luttazzi, implacabile ed
eccessivo. Non si salva proprio nessuno? A sorpresa, Padoa-Schioppa e la sua finanziaria

A teatro con la stessa urgenza con cui si va dal medico, proclamava Artaud anni or sono.
Vagheggiava un’arte non estetica bensì componente necessaria della vita. Accostare il raisonneur Luttazzi alle riflessioni dell’internato di Rodez è certo un azzardo, eppure nei suoi spettacoli si avverte un’irrinunciabile urgenza. One man show privo di orpelli, Barracuda 2007 è basato interamente su un umorismo al vetriolo, all’assalto d’orecchie, intelletto e stomaco, e la vena battutista ne spiega il successo solo in parte.

Per capire Luttazzi è fondamentale considerare la sua recitazione da player anglosassone, distaccata e feroce, il ritmo forsennato con cui porge una sferzata dietro l’altra, senza risparmiarsi e risparmiare niente. Una comicità scientifica: l’impressione è di trovarsi da un medico che sappia calcolare ogni minima reazione del paziente-pubblico, risata per risata, singulto per singulto. Le sue esibizioni sono lezioni su cosa sia la satira, a cosa serva e come debba essere esercitata. Professore, scienziato e mago: perchè l’oro ottenuto dal piombo inerte dell’attualità politica, della meschineria religiosa, dell’ipocrisia dilagante, è alla fine un prodotto misterioso, alchemico, manifestato nell’abisso del riso. Dilagante e, nella sua profonda fisiologia, ineffabile. Un’antologia di battute sarebbe vana, riproduzione depotenziata e inefficace d’una performance che ha nel farsi scenico la componente primaria. Luttazzi è anche autore da pagina, vari i libri all’attivo, ma ammirare sul palco la geometria cartesiana del suo humour noir è altra cosa. E se, improvvisando, esce dallo spartito, si dimostra fuoriclasse assoluto.

La struttura di Barracuda 2007 è invertita rispetto al solito: prima il “Luttazzi al 100%”, a parlare di sesso, deiezioni, Dio, mescolando tutto in un brodo surreale. Impugnando indifferentemente clava e fioretto: la satira “se non è eccessiva non diverte”. La seconda parte è dedicata a politica e attualità, si ride forse meno, forse meglio. Non è una novità che in un paese da barzelletta le persone più serie siano i comici, e Luttazzi è tra i migliori. Non s’arresta di fronte a niente: dall’ipocrisia della politica a quella de la société du spectacle. Riporta fatti vissuti, nomi e cognomi. Un olocausto satirico e spietato. Parla di censura, epurazioni e ipocrisia diffusa, in prima persona, assumendosene le responsabilità, sport da noi poco in voga. E spiazza tutti, quando afferma, sul serio, di apprezzare la finanziaria di Padoa Schioppa.

Ci si alza dalla poltrona (del medico?): addominali e mascelle dolenti, un vago senso di amarezza. Spettacolo necessario, Barracuda non è paraculo, saccente, come tanti prodotti della sinistra moralista nazionale. Questa la sua forza: Luttazzi scandalizza e fugge il piagnisteo. In un mondo in cui, Pasolini docebat, essere di sinistra appare opzione consunta, Daniele si smarca, scampa alla trappola. Per definirlo bisogna rifarsi all’inglese: cool. Resta la tentazione di proporlo come premier, ma sappiamo che rifiuterebbe.
Grazie dottor Luttazzi.

Visto a Firenze, 7 marzo 2007, Saschall (stagione del Teatro Puccini).

Spettacolo
Barracuda 2007
di e con Daniele Luttazzi
Produzione: Krassner Enterteinment

Giudizio: 4 soli
Scheda
> Vedere: http://www.danieleluttazzi.it/
> Cos’è la satira: “memoria, con un punto di vista
> Dovere della satira: “far ridere il suo autore
> Cosa non è la satira: sfottò, buffoneria. Praticamente l’odierna tv “comica”
> Il paragone con Grillo: naturale, ma la differenza è grande. Uno è ormai un politico-santone (mettendoci, va riconosciuto, la faccia), Luttazzi no. Non è vigliaccheria: vuole “solo” fare il proprio mestiere
> Non tutti sanno che/1: ha vinto tutti i 4 processi per le cause intentate da Mediaset. Nessuno ha riportato la notizia
> Non tutti sanno che/2: è anche cantante. Due dischi all’attivo. Money for dope (2005) e School is boring (2007). Suoi sia i testi (in inglese) sia le musiche. Prodotto indipendente, vedere il sito

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